[St. 35-38] |
libro ii. canto xxii |
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Il re turbato incominciò gran pianto,
Stimando che sia morto Rodamonte;
Ma io il vo’ piangendo abandonare alquanto,
Per tornare a que’ duo che a fronte a fronte
De ardire e de fortezza se dan vanto.
Forse stimati che io parli del conte,
Qual con Ranaldo a guerra era venuto;
Ma io dico Rodamonte e Ferraguto,
Che non ha tutto il mondo duo pagani
Di cotal forza e tanta vigoria.
Crudel battaglia quei baron soprani
Menata han sempre e menan tuttavia.
De arme spezzate avean coperti i piani,
Nè alcun de lor sa già chi l’altro sia;
Ma ciascun giuraria senza riguardo
Non aver mai trovato un più gagliardo.
De l’altro è Feraguto assai minore,
Ma non gli lasciaria del campo un dito,
Chè a lui non cede ponto di valore,
Perchè ogni piccoletto è sempre ardito;
Et evi la ragion: però che il core
Più presso a l’altre membra è meglio unito;
Ma ben vorebbe aver la pelle grossa
Il cane ardito, quando non ha possa.1
Durando anco tra lor lo assalto fiero,
Per l’aspri colpi orribile a guardare,
Passava per quel campo un messaggiero,
Qual, fermo un poco, gli prese a parlare:2
Se alcun di voi de corte è cavalliero,
Male novelle vi sazo contare,
Chè ’l re Marsilio, il perfido pagano,
Posto ha lo assedio intorno a Montealbano.
- ↑ Ml. Il leon.
- ↑ P. li prese.