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orlando innamorato |
[St. 31-34] |
Era il suo re nomato Bardarico,
Terribil di persona e bene armato;
Or quando fu giamai nel tempo antico
Per tale impresa un popolo adunato,
Tanto diverso quanto è quel che io dico,
La terra e il mar coperto in ogni lato?
Oh quanto era superbo il re Agramante,
Che a suo comando avea gente cotante!
Benchè gli Arabi e il suo re Gordanetto
Ad obedirlo ancor non sian ben pratichi;
Questi non hanno nè casa, nè tetto,
Ma ne le selve stan, come selvatichi;
Ragione e legge fanno a suo diletto,
Nè son tra loro astrologi o gramatichi.
Non è de questi alcun paese certo,
Robbano ogniuno e fuggono al diserto.
E chi volesse dietro a lor seguire,1
Serìa perdere il tempo con affanno;
Essi de frutti se sanno nutrire
E vivere al scoperto senza panno;
Però fan gli altri di fame morire,
Nè se acquista a seguirli se non danno;
Onde Agramante per questa paura
De subiugarli mai non prese cura.
E standosi in Biserta a sollacciare,
Come io vi dissi, con molto conforto,
Un messo li aportò come nel mare
Son più nave apparite sopra al porto,
Le qual già Rodamonte ebbe a menare,
Ma de lui non se scia se è vivo, o morto;
E che sieco avean loro un gran pregione,
Che è cristiano et ha nome Dudone.