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[St. 27-30] | libro ii. canto xxii | 371 |
27 Io credo ben che serà notte bruna
Prima che tutti possa nominare,
Perchè giamai non fu sotto la luna
Tal gente insieme, per terra o per mare.
Re Cardorano a gli altri anco se aduna:
Chi gli potrebbe tutti ramentare?
E vien con seco il nero Balifronte:
Quasi il lor regno è fuor de l’orizonte.
28 Il primo ha in Cosca la sua regïone,
Mulga se appella poi l’altro paese.
Africa tutta e le sue nazïone
Intorno de Biserta son distese,
Varii di lingue e strani di fazone,
Diversi de le veste e de lo arnese;
Nè se numerarebbe a minor pena
Le stelle in celo o nel litto l’arena.
29 Fece Agramante e re tutti alloggiare
Dentro a Biserta, che è di zoie piena;
Là con baldanza stanno ad armeggiare
Con balli e canti e con festa serena;
Altro che trombe non se ode suonare,
L’un più che l’altro gran tempesta mena;
Chi a destrier corre, e chi l’arme si prova,
Cresce nel campo ognior più gente nova.
30 Da Tripoli e Bernica e Tolometta
Vien copia de pedoni e cavallieri;
Questa è ben tutta quanta gente eletta
Con arme luminose e bon destrieri.
Quivi il re di Canara anco se aspetta,
Ma già non son cotali e suoi guerrieri,
Chè alle lor lancie non bisogna lima;
Corne di capre gli han per ferri in cima.
lU. T. armiggiure ; Mr. armigiare. — 92. ¥■ ferro.