[St. 27-30] |
libro ii. canto xxii |
371 |
Io credo ben che serà notte bruna
Prima che tutti possa nominare,
Perchè giamai non fu sotto la luna
Tal gente insieme, per terra o per mare.
Re Cardorano a gli altri anco se aduna:
Chi gli potrebbe tutti ramentare?
E vien con sieco il nero Balifronte:
Quasi il lor regno è fuor de l’orizonte.
Il primo ha in Cosca la sua regïone,
Mulga se appella poi l’altro paese.
Africa tutta e le sue nazïone
Intorno de Biserta son distese,
Varii di lingue e strani di fazone,
Diversi de le veste e de lo arnese;
Nè se numerarebbe a minor pena
Le stelle in celo o nel litto l’arena.
Fece Agramante e’ re tutti alloggiare
Dentro a Biserta, che è di zoie piena;
Là con baldanza stanno ad armeggiare1
Con balli e canti e con festa serena;
Altro che trombe non se ode suonare,
L’un più che l’altro gran tempesta mena;
Chi a destrier corre, e chi l’arme si prova,
Cresce nel campo ognior più gente nova.
Da Tripoli e Bernica e Tolometta,
Vien copia de pedoni e cavallieri;
Questa è ben tutta quanta gente eletta,
Con arme luminose e bon destrieri.
Quivi il re di Canara anco se aspetta,
Ma già non son cotali e’ suoi guerrieri,
Chè alle lor lancie non bisogna lima;
Corne di capre gli han per ferri in cima.2
- ↑ T. armiggiare; Mr. armigiare.
- ↑ P. ferro.