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[St. 11-14] libro ii. canto xxii 367

11 Re Folvo è il sesto, il qual venne di Fersa:
     Non trovo gente di questa peggiore;
     Come il sol se alcia al mezo giorno, è persa,
     Biastemando chi ’l fece e ’l suo splendore.
     La feccia qua del mondo se roversa,
     Per dar travaglia a Carlo imperadore.
     Or vengano pur via, gente balorda,
     Che ogni cristian ne avrà cento per corda.

12 E se nulla vi manca, per aiuto
     Già Pulïano, il re di Nasamona,
     Con gente di sua terra è qua venuto.
     Non trovaresti armata una persona;
     Chi porta mazza e chi bastone acuto,
     Trombe ni corni a sua guerra si suona;
     Avengachè il suo re sia bene armato,
     Di molto ardire e gran forza dotato.

13 Il re de le Alvaracchie è Prusïone,
     Che le Isole Felice son chiamate,
     E tra gli antiqui ne è larga tenzone,
     E ne le istorie molto nominate.
     Ma lui condusse alla terra persone
     Ignude quasi, non che disarmate;
     Ciascun portava in mano un tronco grosso,
     E sol di pelle avean coperto il dosso.

14 Venne Agrigalte, il re de la Amonia,
     Qual ha il suo regno in mezo de la arena.
     Una gran gente detro a lui seguia,
     Ma tutta quanta de pedocchi è piena.
     Apresso di questo altro ne vien via
     Re Martasino, e la sua gente mena,
     Qual più de altre de arme non se vanta:
     Il giovanetto è re di Garamanta.

3. P. »ol monta a. — 4. P. chi fece 'l. — ». Mr. ni. — 17. MI. omm. è ;

T. Eì re de le Al. Pruiione ; Mr. El... de Alvnrachie.