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orlando innamorato |
[St. 7-10] |
Tanfirïone, il re de l’Almasilla,
Anci nomar si può re del diserto,
Chè non ha quel paese o casa, o villa,
Ma tutta sta la gente al discoperto.
Chi me donasse l’arte de Sibilla,
Indovinando io non sarrìa di certo1
Della sua gente scegliere il megliore,2
Chè senza ardir son tutti e senza core.
Non vi meravigliati poi se Orlando
Caccia costor tal fiata alla disciolta,
E se cotanti ne taglia col brando,
Chè nuda è quasi questa gente istolta;
E sempre è bon cacciare alora quando
Fugge la torma e mai non se rivolta.
Ma dal proposto mio troppo mi parto:
Dett’ho del terzo, odeti per il quarto,3
Ch’è Manilardo, il re de la Norizia,
La qual di là da Setta è mille miglia;
De pecore e di capre ha gran divizia,
E la sua gente a ciò se rassomiglia.
Non han moneta e non hanno avarizia
De oro e de argento; e non è maraviglia,
Che tra noi anco il bove nè il montone
Ciò non desia, perchè è senza ragione.
Il re di Bolga, il quinto, è Mirabaldo,
Che è longi al mare et abita fra terra.
Grande è il paese, tutto ardente e caldo,
Sempre sua gente con le serpe han guerra.
Il giorno va ciascun sicuro e baldo,
La notte ne le tane poi si serra;
D’erba se pasce, e non scio che altro guste:
Scrive Turpin che vive de locuste.
- ↑ T. seria.
- ↑ Ml. solvere; T. sciogliere; Ml. soglire.
- ↑ Ml. Detto o d. t. o dir hor del.