Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
[St. 59-62] | libro ii. canto xxi | 363 |
E se l’altro filiol de Amfitrïone,
Qual là si mostra in abito ducale,
Avesse a prender stato opinïone,1
Come egli ha a seguir bene e fuggir male,
Tutti li occei, non dico le persone,
Per obedirlo avriano aperte l’ale.
Ma che voglio io guardar più oltra avante?
Tu la Africa destruggi, o re Agramante,
Poi che oltra mar tu porti la semente
De ogni virtù che nosco dimorava;
De qui nascerà il fior de l’altra gente,
E quel, qual sopra a tutto il cor mi grava,
Che esser conviene, e non serà altramente!
Così piangendo il vecchio ragionava;
Il re Agramante al suo dir bene attende,
Ma di tal cosa poco, o nulla intende.
Anci rispose, come ebbe finito,
Quasi ridendo: Io credo che lo amore,
Il qual tu porti a quel viso fiorito,
Te faccia indovinar sol per dolore.
Ma a questa cosa pigliarem partito,
Chè tu potrai venir con sieco ancore,
Anci verrai: or lascia questo pianto.
Addio, segnor, chè qua finito è il canto.
- ↑ P. a crescer.