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orlando innamorato |
[St. 39-42] |
Ora fu comandato al re Grifaldo
Ch’incontinente lo faccia impiccare;
Onde esso, che a tal cosa era ben caldo,
Diceva: S’altri non potrò trovare,
Con le mie mani lo farò di saldo.
E prestamente lo fece menare
Di là dal bosco, a quel sasso davante
Ove Rugier si stava et Atalante.1
Il giovanetto, che il vide venire,
Ben prestamente l’ebbe cognosciuto;
Lui non era di quelli, a non mentire,
Che scordasse il servigio recevuto,
Dicendo: Ancor ch’io dovessi morire,
In ogni modo io gli vo’ dare aiuto.2
Costui mi prestò l’arme e il bon ronzone:
Non lo aiutando, ben serìa fellone.
Et Atalante ben cridava assai
Per distorlo da ciò che avea pensato,3
Dicendo: Ahimè, filiol, dove ne vai?
Or non cognosci che sei disarmato?
Se ben giongi tra loro, e che farai?4
Lor pur lo impicaranno a tuo mal grato.
Tu non hai lancia nè brando nè scudo:
Credi tu aver vittoria, essendo ignudo?
Il giovanetto a ciò non attendia,
Ma via correndo fu gionto nel piano,
E, perchè alcun sospetto non avia,
Tolse una lancia a un cavallier di mano.
Avea Grifaldo molti in compagnia,
Ma non gli stima il giovane soprano,
L’uno occidendo e l’altro trabuccando;
E da quei morti tolse un scudo e un brando.
- ↑ Mr. mano.
- ↑ T. e Ml. io gli vo.
- ↑ Ml., T. e P. da.
- ↑ Ml. lor; Mr. lor che; P. loro, che.