342 |
orlando innamorato |
[St. 39-42] |
E ch’egli aveva una sua fusta armata
Nascosta ad una spiaggia indi vicina,
Qual via lo portarebbe alla spiegata
In Franza a qualche terra di marina.
Fu questa cosa sì ben colorata
Dal Greco, che sapea cotal dottrina,
Che il conte a ponto ogni cosa li crede,
Ringraziandolo assai con pura fede.
E, fatta presto Angelica svegliare,1
Con essa alla marina se ne gìa,
Ove Costanzo il volse accompagnare,
E là il condusse ove la fusta avia.
Facendosi il parone a dimandare,2
Gli impose che il baron portasse via
Ove più gli piacesse al suo talento;
E lor ne andarno avendo in poppa il vento.
Quel che si fusse poi di Norandino
Nè di Costanzo, non saprebbi io dire,
Perchè di lor non parla più Turpino;
Ma ben del conte vi saprò seguire,
Il qual sopra alla fusta al suo camino,3
Fu per fortuna a risco di morire,
E stette sette giorni a l’aria bruna,
Che mai non vidde il sole, e men la luna.
E questo sopportò con pazïenza,
Poscia che altra diffesa non può fare;
Ma poi che ebbe di terra cognoscenza,
Et avendo in fastidio tutto il mare,
Posar se fece al lito de Provenza,
Chè de esser fuora mille anni gli pare,
Per trovarsi a Parigi a mano a mano,
E dar di sua amistate al conte Gano.
- ↑ Ml. e P. fatta.
- ↑ P. addimandare
- ↑ T., Ml. e Mr. il suo.