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[St. 27-30] libro ii. canto xx 339

27 Ma il crido della gente che era intorno
     Voltar fece Grifone in primamente,
     E combattendo là fece ritorno,
     Benchè sapesse del fatto nïente;
     E quando lui fu gionto, ebbe gran scorno,
     Poi che abattuto è il capo di sua gente,
     Onde adirato il suo destrier sperona;
     A Norandino adosso se abandona.

28 Da l’altra parte ancor gionse Aquilante,
     E quando il suo Costanzo vidde a terra,
     Turbato fieramente nel sembiante
     Con ambi e sproni il suo destriero afferra,
     E riscontrosse col conte de Anglante;
     E qui se cominciò la orrenda guerra,
     Benchè lui non cognosce il paladino,
     Perchè la insegna avea di Norandino.

29 Nè lui fu cognosciuto anco da Orlando,
     Chè di Costanzo la insegna portava.
     Ora, segnori, a voi non ve domando
     Se ciascun de essi ben se adoperava,
     Cotal ruina e tal colpi menando
     Che l’aria per de intorno sibillava,
     Come la cosa andasse a tutto oltraggio,
     Nè se vi scorge ponto di vantaggio.

30 Vero è, perchè Aquilante era turbato,
     Mostrò maggior prodezza allo affrontare;
     Ma poi che l’uno e l’altro è riscaldato,
     Ben vi so dir che assai vi fu che fare,
     Di qua di là menando ad ogni lato,
     Che par che il mondo debba ruïnare,
     Con dritti e con roversi aspri e robesti;
     E pur gli ultimi colpi alfin fur questi.

5. lil., Mr. e P. quuitdo ivi. — 22, V. rieonava. — 'JA. MI. e 1*. vi si, —

ÌH, Mr. prodezza lo.