[St. 35-38] |
libro ii. canto xix |
325 |
Il cavallier se maraviglia assai
Come abbia un malandrin tanta bontade,
Perchè in sua vita non vidde più mai
Tanta fierezza ad altri in veritade.
Ambi avean l’arme, quale io vi contai;
Già tutte l’han falsate con le spade,
Nè di ferire alcun di lor se arresta,
Ma la battaglia cresce a più tempesta.
Cresce più forte la battaglia fiera,
Per colpi sterminati orrenda e scura,
E Barigaccio il crudo se dispera,
Che tanto il cavallier contra li dura.
Or Brandimarte il tocca di Tranchera,
E portò sieco un squarcio de armatura;
Lui fu gionto anco dal forte ladrone,
Che l’arme gli tagliò insino al giuppone.1
A tal percossa piastra non vi vale,
Nè grossa maglia, nè sbergo acciarino,2
Nè cor de adante, il quale è uno animale,
Di che armato era il forte saracino.
Ora pareva a Brandimarte male
Che sì prodo uomo fusse malandrino;
Onde, essendo uno assalto assai durato,
Così parlando se trasse da lato:
— Io non scio chi tu sia, nè per qual modo
T’abbia condutto a tal mestier fortuna,
Ma per più prodo campïon te lodo
Ch’io sappia al mondo, sotto della luna;
E ben me avedo che fermato è il chiodo,
Che prima che sia sera, o notte bruna,
O l’uno o l’altro fia nel campo morto;3
E spero che serà colui che ha il torto.
- ↑ P. tagliò sin al.
- ↑ T. acciarrino.
- ↑ Ml., Mr. e P. sia.