[St. 55-58] |
libro ii. canto xviii |
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Quando la vidde il conte a tal periglio,
Non dimandati se fretta menava.
Era per ira in faccia sì vermiglio,
Che poco longi un foco dimostrava.1
Urtò il destriero e al brando diè di piglio,
E quel de intorno a gran furia menava,
Lasciando ove giongeva un tal segnale,
Che per guarirlo medico non vale.
Eran costor che io dico, da quaranta,
Che avean stretta la dama in su quel sito,
Nè già de tutti quanti un sol si vanta
Che senza la sua parte sia partito.
Se la canaglia fosse due cotanta,
Ciascuno a bon mercato era fornito
Di squarci per la testa e per la faccia:
A chi troncò le gambe, a chi le braccia.
Angelica fu scossa in questa via,
La quale era fuggita in ver ponente;
Ma Fiordelisa, che a levante gìa,2
Pur fu seguita ancor da questa gente.
Tutta la notte la brigata ria
L’avea cacciata, sino al sol nascente,
E proprio l’ha condutta in quella parte
Ove dormiva il franco Brandimarte.3
Ella piangendo a Dio se accomandava,
Et era già sì stracco il palafreno,
Che, pur fuggendo, indarno il speronava.
De Lestrigoni intorno il bosco è pieno,4
Chè ciascun de pigliarla procacciava,
Onde essa di paura venìa meno,
E già, ponendo il corpo per perduto,
A Dio per l’alma adimandava aiuto.
- ↑ T. in foco.
- ↑ P. al levante.
- ↑ Ml. dimorava.
- ↑ T. e Mr. De le strigioni.