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[St. 7-10] libro ii. canto xviii 301

7 Ma chi per una e chi per altra iniuria
     Intorno a quella dama era attendato;
     Torindo il Turco menava tal furia
     Per Trufaldino, il qual fo spregionato;
     E Menadarbo, quel Soldan, lo alturia,
     Però che fo gran tempo inamorato
     De Angelica la bella; e sempre mai
     Ebbe repulsa e beffe e scorni assai.

8 Onde l’amore avea in odio rivolto,
     E sol per disertarla venuto era.
     Veggendo Orlando il gran popolo accolto,
     Che avea coperto il piano e la costiera,
     Benchè egli ardisse e disïasse molto
     Di far battaglia più che voluntiera,
     Tanto vedere Angelica li piace
     Che provar volse di passare in pace.

9 Però se ascose in un bosco vicino,
     E là si stette insino a notte oscura,
     Poi, come quel che ben sapea il camino,
     Intrò dentro alla rocca alla sicura.
     Quando la dama vidde il paladino,
     Di tutto il mondo ormai non ha più cura;
     Non dimandati se ella ebbe conforto,
     Perchè certo credea che ’l fusse morto.

10 Molte fôr le carezze e l’accoglienza
     Che Angelica li fece a quel ritorno.
     Il conte di narrarle indi comenza
     Poscia che se partitte il primo giorno,
     Insin che è gionto nella sua presenza;
     Come trovò Marfisa e perse il corno,
     E de Origille quelle beffe tante,
     Sin che in prigion lo pose Manodante;

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