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orlando innamorato |
[St. 51-54] |
Sì come la regina de Orïente,
Amando il bel Narciso oltra misura,
E trovandol crudel sì de la mente,
Che di sua pieta o di suo amor non cura,
Se consumava misera, dolente,
Piangendo dal matino a notte oscura,
Porgendo preghi a lui con tal parole,
Che arian possanza a tramutare il sole.
Ma tutte quante le giettava al vento,
Perchè il superbo più non l’ascoltava
Che aspido il verso de lo incantamento,
Onde ella a poco a poco a morte andava;
E gionta infin allo ultimo tormento,1
Il dio d’Amore e tutto il cel pregava,
Ne gli estremi sospir piangendo forte,
Iusta vendetta a la sua iniusta morte.
E ciò gli avenne però che Narciso
Alla fontana de che io ve contai,2
Cacciando un giorno, fo gionto improviso,
E, corso avendo dietro a un cervo assai,
Chinosse a bere, e vide il suo bel viso,3
Il qual veduto non avea più mai;
E cadde, riguardando, in tanto errore,
Che de se stesso fu preso d’amore.
Chi odì giamai contar cosa sì strana?
O iustizia de Amor, come percote!
Or si sta sospirando alla fontana,
E brama quel che avendo aver non pote.
Quell’anima che fu tanto inumana,
A cui le dame ingenocchion devote
Si stavano adorar come uno Dio,4
Or mor de amore in suo stesso desio.
- ↑ T. insino; Mr. infino; P. in fine.
- ↑ T. de che io ve raccontai; Ml. de chio vi; Ml. e P. fontana che io contai.
- ↑ Ml. e P. vi'de.
- ↑ P. a adorare.