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[St. 31-34] | libro ii. canto xvii | 289 |
31 Voltosse verso Alzirdo il pro’ Rugiero,
E quel ferì de un colpo sì diverso,
Che a gambe aperte il trasse del destriero;
Poi mena a Sorridano un gran roverso,
E lui distese sì come il primiero.
Allor fu Bardulasto tutto perso,
Nè gli bastando d’affrontarsi il core
Venne alle spalle il falso traditore;
32 E ferì de una ponta nel costato
Quel franco giovanetto a tradimento.
Quando Rugier si sente innaverato,
Forte adirosse e non prese spavento;
E verso Bardulasto rivoltato,
Lo vidde ritornar di mal talento
Per donarli la morte a l’altro tratto;
Ma non andò come credette il fatto.
33 Chè, rivoltato essendo a lui Rugiero,
Non lo sofferse di guardare in faccia,
Che era in sembianza sì turbato e fiero,
Che par che al mondo e ’l cel tutto minaccia;
Onde esso, rivoltato il suo destriero,
Fuggendo avante a lui si pose in caccia.
Rugiero il segue, e sembra una saetta,
Cridando: - Volta! volta! Aspetta! aspetta! -
34 Ma quel, che non volea ponto aspettare,
Giva ad un bosco assai quindi vicino,
Credendo di nascondersi e campare;
Ma troppo corridore era Frontino.
Non valse a Bardulasto il speronare,
Chè presso al bosco il gionse il paladino,
Là dove al suo dispetto essendo gionto,
Venne animoso a quello estremo ponto;
•H). T. il cel; MI. e Mr. el cel; P. il moiulo e 'l. — 30. MI. t'Ite pretto.
H(iiARi><> Orl'iniliì innnmofiiliì. Voi, II, 10