[St. 31-34] |
libro ii. canto xvii |
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Voltosse verso Alzirdo il pro’ Rugiero,
E quel ferì de un colpo sì diverso,
Che a gambe aperte il trasse del destriero;
Poi mena a Sorridano un gran roverso,
E lui distese sì come il primiero.
Allor fu Bardulasto tutto perso,
Nè gli bastando d’affrontarsi il core
Venne alle spalle il falso traditore;
E ferì de una ponta nel costato
Quel franco giovanetto a tradimento.
Quando Rugier si sente innaverato,
Forte adirosse e non prese spavento;
E verso Bardulasto rivoltato,
Lo vidde ritornar di mal talento
Per donarli la morte a l’altro tratto;
Ma non andò come credette il fatto.
Chè, rivoltato essendo a lui Rugiero,
Non lo sofferse di guardare in faccia,
Che era in sembianza sì turbato e fiero,
Che par che al mondo e ’l cel tutto minaccia;1
Onde esso, rivoltato il suo destriero,
Fuggendo avante a lui si pose in caccia.
Rugiero il segue, e sembra una saetta,
Cridando: Volta! volta! Aspetta! aspetta!
Ma quel, che non volea ponto aspettare,
Giva ad un bosco assai quindi vicino,
Credendo di nascondersi e campare;
Ma troppo corridore era Frontino.
Non valse a Bardulasto il speronare,
Chè presso al bosco il gionse il paladino,2
Là dove al suo dispetto essendo gionto,
Venne animoso a quello extremo ponto;
- ↑ T. il cel; Ml. e Mr. el cel; P. il mondo e ’l.
- ↑ Ml. che presso.