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orlando innamorato |
[St. 47-50] |
E già trentaduo re sono adunati:
Ciascun gran gente di sua terra mena;
Già sono e’ vecchi e’ fanciulletti armati,
Retien vergogna le femine apena.1
Però, segnor, non vi meravigliati
Se il mio ronzon, che è di cotanta lena,
Non voglio darvi a cambio di tesoro,
Perchè io nol venderebbi a peso d’oro.
Ma se io stimassi che tu, giovanetto,
Restassi per destrier di non venire,
Insino adesso ti giuro e prometto
Che de queste armi ti voglio guarnire,
E donerotti il mio destriero eletto;
E so che certamente potrai dire
Che ’l principe Ranaldo o il conte Orlando
Non ha meglior ronzon, nè meglior brando.
Non stette il giovanetto ad aspettare
Che Atalante facesse la risposta,
Come colui che mille anni gli pare
Di esser sopra lo arcion senz’altra sosta,
E disse: Se il destrier mi vôi donare,
Nel foco voglio intrare a ogni tua posta;
Ma sopra a tutto te adimando in graccia2
Che quel che far si die’, presto si faccia;
Chè là giù vedo quella gente armata,
Qual tanto ben si prova in su quel piano,
Che ogni atimo mi pare una giornata
Di trovarmi tra lor col brando in mano;
Onde io ti prego, se hai mia vita grata,
Damme l’armi e il destriero a mano a mano,
Chè, se io vi giongo presto, e’ mi dà il core
O di morire, o de acquistare onore.
- ↑ Ml. e T. Ritien.
- ↑ T., Ml, e P. a tutto.