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orlando innamorato |
[St. 23-26] |
Dicea ciascun: Questa è cosa legiera!
Ma non sapean comprender la cagione,
Onde, partiti a canto alla rivera,
Ciascun sotto sua insegna e suo penone,
Prima Agramante fece la sua schiera,
Che ciascuno era re, duca, o barone:
Cinquanta campïoni usati a guerra
Sopra a destrier coperti insino a terra.
Ma il re del Garbo e di Bellamarina,
E il franco re de Arzila e quel de Orano,
E il giovanetto re de Constantina,
Il re di Bolga con quel di Fizano,
Urtarno e lor destrieri a gran ruina
Contra Agramante con le spade in mano.
Cinquanta eran costor, nè più nè meno,1
Ciascun de ardire e di prodezza pieno.
E l’una e l’altra schiera a gran furore
Scontrarno insieme con molto fracasso,
Con cridi e trombe, e con tanto romore
Quanto caduto fosse il celo al basso.2
La schiera de Agramante ebbe il peggiore,
Perchè atterrati furno al primo passo
Da venti cavallier de la sua gente,
E de questi altri sette solamente.
E quasi fu pigliata la bandiera,
Ch’era portata avanti al re di poco,
E sì stretta era la sembraglia e fiera,
Che non mostrava, sì come era, un gioco.
Sobrin di Garbo, la persona altiera,
Che ha per insegna e per cimero un foco,
Benchè canuto sia forte il vecchione,3
In quel tornero assembra un fier leone.
- ↑ Mr. e P. era.
- ↑ Ml. e P. venti.
- ↑ T. cauto sia forte quel; Mr. cauto s. f. il.