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[St. 11-14] libro ii. canto xvi 269

11 Or gionse il ladro e menando gran festa
     Avanti al re zoioso se appresenta;
     E poi la bretta si trasse di testa,
     E di contare il fatto se argumenta.
     Ogni re grande e principe di gesta
     Per ascoltare intorno se appresenta,
     E lui dice ridendo a qual partito
     Tolse a la dama quello annel di dito;

12 Come di sotto al re de Circasia,
     Non se accorgendo lui, tolse il destriero;
     E di Marfisa, che fu tanto ria
     Che il fece uscir più fiate del sentiero;
     E de quel brando e del corno che avia
     Tolto con tal prestezza a un cavalliero;
     E l’altre cose ancor di ponto in ponto
     Sin che davanti al re quivi era gionto.

13 Avendo il suo parlar poscia compiuto,
     Ad Agramante il bel corno donava,
     Il qual fu incontinente cognosciuto,
     Però che Almonte in Africa il portava;
     Poi se sapea che Orlando l’avea avuto,
     Onde forte ciascun meravigliava,
     E l’un con l’altro assai di ciò contende.
     Perciò Brunello a questo non attende,

14 Ma pose al re quello annelletto in mano,
     Qual fo con tal virtute fabricato,
     Che a sua presenzia ogn’incanto era vano.
     Il re Agramante in piede fo levato,
     E in presenzia di tutti a mano a mano
     Ebbe Brunello il ladro incoronato,
     Donando a lui de Tingitana il regno,
     Populi e terre ed ogni suo contegno.