[St. 59-62] |
libro ii. canto xv |
263 |
Perchè de amore amaro il core accende1
A chi la gusta l’acqua delicata;
E però già Merlin per fare amende,
La fonte avea qua presso edificata,2
Che fa lasciar ciò che a questa se prende,
Come io vi racontai quella giornata,
Quando Ranaldo bevette alla fonte,
Ove Angelica poi n’ebbe tante onte.3
Or nel presente non se racordava
Più il cavallier di quel tempo passato,
Ma come aponto in su ’l fiume arivava,
Essendo doloroso et affannato,
Chè ogni percossa gran pena li dava,
Sopra alla ripa fu presto chinato,
E per gran sete il principe gagliardo
Assai bevette e non vi ebbe riguardo.
Bevuto avendo et alciando la facia,
Da lui se parte ogni passata doglia,
Benchè la sete perciò non se sacia,
Ma, più bevendo, più di bere ha voglia.4
Lui di questa ventura Idio ringrazia,
E standosi contento e con gran zoglia,
Li torna nella mente a poco a poco
Che un’altra fiata è stato in questo loco;
Quando, dormendo ne l’erba fiorita,
Con zigli e rose Angelica il svegliò,5
E ricordosse che l’avea fuggita,
Del che acramente se ripente mo.6
De amor avendo l’anima ferita,
Vorebbe adesso quel che aver non pô,
La bella dama, dico, in quel verziero,
Chè nel presente non serìa sì fiero.
- ↑ T. e Mr. de amore amare; Ml. damor amar.
- ↑ Mr. e T. edifficata.
- ↑ Ml. e P. Dove.
- ↑ Ml. e P. di bere.
- ↑ Ml. torno.
- ↑ T., Ml. e Mr. Dil.