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orlando innamorato |
[St. 39-42] |
E le lor lancie grosse oltra a misura
Se fragellarno insin presso alla resta;1
Ciascun de svilupparsi se procura
Per rimenar col brando un’altra festa.
Or si comincia la battaglia dura
De’ colpi sterminati, e la tempesta2
De l’arme rotte e piastre con ruina,
Come battesse un fabro alla fucina.
Non avea indugia o sosta il lor ferire,
Ma quando l’un promette, e l’altro dona;
E ben da longe se potrebbe odire,
Perchè ogni colpo de intorno risuona.
E certamente io non saprei ben dire
Qual sia più ardita e più franca persona;
Tanto son de alto core e di gran lena,
Che un altro par non trovo al mondo apena.
Ciascuno è de ira e di superbia caldo,3
E però combattean con molto orgoglio,
L’un più che l’altro alla battaglia saldo.
Ma quella nel presente dir non voglio,
Perchè convien contarvi di Ranaldo;
Dapoi ritornarò, sì come io soglio,
A dirvi questa zuffa alla distesa,
Sì che vi fia diletto averla intesa.
Giva Ranaldo, come aveti odito,
In verso Ardenna, alla ripa del mare,
Credendo Rodamonte aver seguito,
Ma lui giamai non puote ritrovare,
Perchè il dritto vïaggio avea smarito,
E poi con Feraguto ebbe che fare;
Onde lui caminando avanti passa,
Et a sè drieto Rodamonte lassa.
- ↑ T. flagellarno.
- ↑ P. smisurati.
- ↑ T. et di; Mr. et superbia. 29. P. ebbe.