250 |
orlando innamorato |
[St. 7-10] |
Ranaldo, a cui non piace il stare a bada,
Mena a duo mano al dritto della testa,1
E Rodamonte, che il ferire agrada,
Mena anch’esso a quel tempo, e non s’arresta;
Et incontrosse l’una a l’altra spada,
Nè se odette giamai tanta tempesta;
E ben de intorno per quelle confine
Par che il mondo arda e tutto il cel ruine.
Re Rodamonte, che sempre era usato
Mandare al primo colpo ogniomo ad erba,
Essendo con Ranaldo ora affrontato,
Che rende agresto a lui per prugna acerba,
Crucciosse fuor di modo, e desdignato
Sprezava il cel quella anima superba,
Dio non ti puotria dar, dicendo, iscampo,
Che io non ti ponga in quattro pezzi al campo.
Così dicendo quel saracin crudo
Mena a due mani un colpo di traverso;
Ranaldo mena anch’esso il brando nudo,
E non crediati che abbia tempo perso,
Onde l’un gionse l’altro a mezo il scudo.
Fu ciascun colpo orribile e diverso,
Fiaccando tutti e’ scudi a gran ruina,
Nè il lor ferir per questo se raffina.2
Chè l’un non vol che l’altro se diparta
Con avantaggio sol de un vil lupino;
E come l’arme fossero de carta,
Mandano a squarci sopra del camino.
La maglia si vedea per l’aria sparta
Volar de intorno sì come polvino,
E le piastre lucente alla foresta
Cadean sonando a guisa de tempesta.
- ↑ P. Tira.
- ↑ Ml. omm. 1l.