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orlando innamorato |
[St. 51-54] |
Cognosco Gano e cognosco il Danese,
Che fu pagano, e par proprio un gigante;
Re Salamone e Oliviero il marchese,1
Ad uno ad un lor gente tutte quante.
Nui se trovamo seco alle contese,
Quando passò tuo avo, il re Agolante;
Io gli ho provati: possote acertare
Che ’l bon partito è de lasciargli stare.
Parlò in tal forma quel vecchio canuto,
Quale io ve ho racontata, più nè meno.
Il re de Sarza fu un giovane arguto:
Questo era il figlio del forte Ulïeno,
Maggiore assai del patre e più membruto.
Nullo altro fu d’ardir più colmo e pieno;
Ma fu superbo et orgoglioso tanto,
Che disprezava il mondo tutto quanto.
Levossi in piede e disse: In ciascun loco
Ove fiamma s’accende, un tempo dura,
Piccola prima, e poi si fa gran foco;
Ma come viene al fin, sempre se oscura,
Mancando del suo lume a poco a poco.
E così fa l’umana creatura,
Che, poi che ha di sua età passato il verde,
La vista, il senno e l’animo si perde.2
Questo ben chiar si vede nel presente
Per questi duo che adesso hanno parlato,
Perchè ciascun di lor già fu[r] prudente,
Ora è di senno tutto abandonato,
Tanto che niega al nostro re potente,
Quel che, pregando ancor, gli ha dimandato;
Così dà sempre ogni capo canuto
Più volentier consiglio che lo aiuto.
- ↑ P. ed Olivier marchese.
- ↑ P. e il senno.