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[St. 67-70] | libro ii. canto xiv | 247 |
Come volse Fortuna o Dio Beato,
Ranaldo se trovò presente al fatto,
E veggendo Dudone incatenato,
Quasi per gran dolor divenne matto.
Strenge Fusberta come disperato,
Nè prende alcun riguardo a questo tratto,
Nè stima più la vita o la persona;
Ver Rodamonte tutto se abandona.
Egli era a piedi, come aveti odito,
Chè al poggio avea lasciato il suo Baiardo;
L’uno e l’altro de questi è tanto ardito,
Che dir non vi saprei chi è più gagliardo.
Ora il canto al presente è qui finito,
Et è gionto Ranaldo tanto tardo,
Che non può far battaglia questo giorno;
Doman la contarò: fati ritorno.