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orlando innamorato |
[St. 23-26] |
De la sua gente ognior cresce la folta,
Che venne prima in fuga e sbigotita.1
Ora torna cridando: Volta! Volta!
E sopra a’ Cristïan se mostra ardita.
Intorno al franco re tutta è ricolta;
Ma nostra gente quasi era stordita,
Mirando il saracin cotanto audace;
De’ suoi gran colpi non si puon dar pace.
Nel campo de’ Lombardi è un cavalliero
Nato di Parma, e nome ha Rigonzone,
Forte oltra modo e di natura fiero,
Ma non avea nè senno nè ragione.
Da morte a vita avea poco pensiero;2
Ov’è il periglio e la destruzïone,3
E dove il scampo apena se ritrova,
Più volentier si pone a far sua prova.
Costui, veggendo il forte saracino,
Che sopra al campo mena tal tempesta,
Non lo stimando più che un fanciullino,
Gli sprona adosso con la lancia a resta.
Cridando: A terra! a terra! in sul camino
A ritrovar l’andò testa per testa;
Ruppe sua lancia, che è grosso troncone,
Et urta via nel corso del ronzone.
Col petto del ronzone urta il pagano
A briglia abandonata l’animoso,
E ben credette trabuccarlo al piano,
Ma troppo è Rodamonte ponderoso.4
Nel freno al gran destrier dètte di mano,
E quel ritenne al corso furïoso;
Perciò non stette Rigonzone a bada:
Rotta la lancia, ha già tratta la spada.
- ↑ P. omm. e.
- ↑ Ml. morte o; P. Di morte o.
- ↑ T. e Mr. Ove il.
- ↑ P. poderoso.