[St. 19-22] |
libro ii. canto xiv |
235 |
A Bradamante, che è figlia de Amone,1
Occiso avea il destriero e posto a terra,
E più gente tagliata in quel sabbione
Che giamai fosse morta in altra guerra.
Tutta la cosa a ponto e per ragione
Già vi contai, se il mio pensier non erra,
Insin che sua bandiera cadde al campo,
Onde lui prese il disdegnoso vampo.
Quella bandiera, che è vermiglia e d’oro,
Nel mezo a sopraposte è ricamata.2
Una dama e un leone ha quel lavoro:3
La dama è Doralice di Granata.
Questo è di Rodamonte il suo tesoro;
Nè cosa al mondo avea più cara o grata,
Perchè colei che ha quella somiglianza,
Era suo amore e tutta sua speranza.4
Quando la vide a terra Rodamonte,
Della gran doglia non trovava loco,
Et arrufârsi e’ crini alla sua fronte,
Mostrando gli occhi rossi come il foco.
Quale un cingial che a furia esce del monte,
Che cani e cacciatori estima poco,
Fiacca le broche e batte ambe le zane:
Tristo colui che a canto gli rimane!
Cotal se mosse allora quel pagano,
Sopra a’ Lombardi tutto se abandona,
E ben si sbarattò presto quel piano,
Nè vi rimase de intorno persona.5
Gli omini e l’arme taglia ad ogni mano,
Della ruina il ciel tutto risuona,
Perchè scudi ferrati e piastre e maglia
Spezza e fracassa a quella aspra battaglia.
- ↑ T. e Ml. £ — Ml. Bradiamonte; Mr. Brandiamante.
- ↑ T. e Ml. ha sopra posta ric.
- ↑ T. a quel.
- ↑ P. la vita sua, la sua.
- ↑ Ml. e Mr. broche.