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[St. 11-14] libro ii. canto xiv 233

         Era adunata quella guarnisone
     Di gente ardita e forte alla sembianza,
     Perchè Otachier, figliol de Filippone,[1]
     Era assembrato per passare in Franza,
     Chè l’avea già richiesto il re Carlone,
     Sentendo d’Agramante la possanza.
     Quel re mandava il figlio, com’io dico,[2]
     Perch’era infermo et anco molto antico.[3]

         Nella terra di Buda entrò Ranaldo,
     Ove il re lo ricolse a grande onore,
     Però che cognosciuto fu di saldo,
     Sapendosi per tutto il suo valore;
     Et Otachier assai divenne baldo,
     Parendo alla sua andata un gran favore
     Et un gran nome trïonfale e magno
     Lo aver Ranaldo sieco per compagno.

         Fu fatto capitano in quel consiglio
     Il pro’ Ranaldo, e fu ciascun contento;
     E già le liste a candido e vermiglio
     Ne’ lor stendardi se spiegarno al vento.
     Ben racomanda Filippone il figlio
     Molto a Ranaldo, e tutto il guarnimento,
     E dopo, dietro alle real bandiere,
     Verso Ostreliche se dricciâr le schiere.[4]

         Passâr Bïena, e per la Carentana
     Vargano le Alpi fredde in quel confino,
     E giù scendendo nella Italia piana,
     Andarno avanti e gionsero a Tesino.
     Tre giorni manco de una settimana
     Re Desiderio avea preso il camino;
     E, come là per tutto se ragiona,
     Con la sua gente è dentro de Savona.[5]

  1. Ml. e Mr. il figlio; P. il fiol.
  2. Ml. e P. mandava il figlio. ~
  3. Ml. Perch’era; P. Perch’è.
  4. Ml., Mr. e P. fe’ drizzar.
  5. Ml. de.