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orlando innamorato |
[St. 59-62] |
Or, come io dico, la fata pescava,
E non avea nè rete, nè altro ordegno:1
Sol le parole che all’acqua gettava
Facea tutti quei pesci stare al segno;
Ma, quando adietro il viso rivoltava,
Veggendo quei baron prese gran sdegno
Che l’avesser trovata in quel mestiero,
E de affocarli tutti ebbe in pensiero.
Mandato avria ad effetto il pensier fello,
Chè una radice avea seco recata,
Et una pietra chiusa entro uno annello,2
Quale averia la terra profondata;3
Solo il viso de Astolfo tanto bello
Dal rio voler ritrasse quella fata,
Perchè mirando il suo vago colore
Pietà gli venne e fu presa d’amore.4
E cominciò con seco a ragionare
Dicendo: Bei baroni, or che chiedete?
Se qua con meco vi piace pescare,
Bench’io non abbia nè laccio, nè rete,
Gran meraviglia vi potrò mostrare
E pesci assai che visti non avete,
Di forme grande e piccole e mezane,
Quante ne ha il mare, e tutte le più strane.
Oltra a quella isoletta è una sirena:
Passi là sopra chi la vol mirare.
Molto è bel pesce, nè credo che apena
Dece sian visti in tutto quanto il mare.5
Così Alcina la falsa alla balena
Il duca Astolfo fece trapassare,
Quale era tanto alla ripa vicina,6
Che in su il destrier varcò quella marina.
- ↑ P. ingegno.
- ↑ P. chiusa in un.
- ↑ Ml. Col quial havria; P. La quale avria.
- ↑ Ml. viene.
- ↑ P. vaste.
- ↑ P. La quale al lito era tanto.