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224 orlando innamorato [St. 43-46]

43 Non puote il re più oltra sostenire,
     Ma piangendo dicea: - Figliol mio caro,
     Caro mio figlio, or che debbo mai dire,
     Ch’io te ho tenuto in tanto dôlo amaro?
     Ciò che a Dio piace se convien seguire;
     A quel che è fatto, più non è riparo. -
     Così dicendo ben stretto l’abbraccia,
     Avendo pien de lacrime la faccia.

44 Poi s’abbracciarno ed esso a Zilïante,
     E ben che sian germani ogni om avisa,
     Però che l’uno a l’altro è simigliante,
     Benchè la etate alquanto li divisa.
     Or chi direbbe le carezze tante
     Che Brandimarte fece a Fiordelisa?
     E poi che tutti in festa e zoia sono,
     Bardino ebbe ancor lui dal re perdono.

45 Gionti dapoi nel suo real palagio,
     Che al mondo de ricchezza non ha pare,
     A festeggiar se attese e stare ad agio;
     E ’l conte in summa fece battizare
     Il re coi figli e tutto il baronagio,
     A benchè alquanto pur vi fu che fare;
     Ma Brandimarte seppe sì ben dire,
     Che ’l patre e gli altri fece seco unire.

46 Fôrno anche tratti della prigion fuore
     Ranaldo, Astolfo e gli altri tutti quanti,
     E fu lor fatto imperïale onore,
     E tutti rivestiti a ricchi manti.
     Una donzella con occhi d’amore,
     Leggiadra e ben accorta nei sembianti,
     Ne vene in sala; e tante zoie ha in testa,
     Che sol da lei splendea tutta la festa.

1. T., MI. e Mr. punte; P. «offerire. — 10. Mr. omm. e - MI. omm. a.

31. MI. vieti.