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[St. 39-42] libro ii. canto xiii 223

39 E tutto ciò contò Bardino a ponto,
     Narrando a lui la istoria del figliolo:
     Ma quando a dir che egli era al fin fo gionto,
     Il re sentì nel cor superchio dôlo,
     Perchè posto l’avea, come vi conto,
     Al fondo de un torrion, su tristo sôlo.
     Là giù posto l’avea discalzo e nudo:
     Or se lamenta de esser stato crudo.

40 E benchè prima avesse ancor mandato,
     Per rispetto de Orlando, a trarlo fuore,
     Ora a mandarvi è ben più riscaldato,
     Sempre piangendo de piatoso amore;
     Per allegrezza il crido è dupplicato,
     Non se sentì giamai tanto rumore:
     Per tetti, per li balchi e per le torre,
     Ciascun con lumi accesi intorno corre.

41 De cimbaletti e d’arpe e di leuti
     E de ogni altra armonia fan mescolanza.
     Il re, che duo figlioli avea perduti,
     Or gli ha trovati, e non avea speranza;
     E citadini insieme son venuti
     Tutti alla piazza, e chi suona e chi danza;
     E le fanciulle e le dame amorose
     Gettano ad alto gigli fiori e rose.

42 Fra tanta gioia e tra tanta allegrezza
     Condotto è Brandimarte avante al padre,
     Che fu nudo in pregione, ora è in altezza:
     Era coperto di veste legiadre.
     Piangeva ciascadun di tenerezza.
     Il re lo dimandò chi fu sua madre.
     - Albina, - disse a lui - ciò mi ramenta,
     Ma del mio padre ho la memoria spenta. -

8. MI. che di fin Jo ; T. e Mr. quando a dir che egli era al Jin; P. a tal Jin. — 8. P. torrion in. — 15. P. Per ogni tetto e palco e muro e torre. — Ifi. T. lume acrete ; MI. lume aceti. — 34. T. e MI. gigli, fiori. — 29. P. all»r

rin»rnn.