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orlando innamorato |
[St. 19-22] |
Quivi trovò la sedia che Ranaldo
Avea portata già sino alla uscita;
Ora a contarvi più non mi riscaldo
Di questa cosa, chè l’avete odita.
Il conte uscì della piazza di saldo
E gionse nel giardino alla finita,
Ove abita Morgana e fa suo stallo,
Et è partito al mezo de un cristallo.
Apresso a quel cristallo è la fontana
(Quel loco un’altra fiata ho ricontato);
A questa fonte ancor stava Morgana,
E Zilïante avea resucitato,
E tratto fuor di quella forma strana.
Più non è drago, et omo è ritornato;
Ma pur per tema ancora il giovanetto
Parea smarito alquanto nello aspetto.
La fata pettinava il damigello,
E spesso lo baciava con dolcezza;
Non fu mai depintura di pennello
Qual dimostrasse in sè tanta vaghezza.
Troppo era Zilïante accorto e bello,
Et esso è in volto pien di gentilezza,1
Ligiadro nel vestire e dilicato,
E nel parlar cortese e costumato.
Però prendea la fata alto solaccio
Mirando come un specchio nel bel viso,
E così avendo il giovanetto in braccio
Gli sembra dimorar nel paradiso.
Standosi lieta e non temendo impaccio,
Orlando gli arivò sopra improviso,
E come quello che l’avea provata,
Non perse il tempo, come a l’altra fiata;
- ↑ P. Che non parea mortal la sua bellezza.