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[St. 15-18] libro ii. canto xiii 217

15 Ora ti prego, conte, se mai grazia
     Aver debbe da te nulla donzella,
     Che ciò che si può far, per te si fazia,
     Tanto che egli esca di questa acqua fella.
     Così ti renda ogni tua voglia sazia
     Quanto desidri, Angelica la bella;
     Così d’amor s’adempia ogni tua brama,
     Vivendo al mondo in glorïosa fama. -

16 Il conte narrò a lei con brevitate
     Di Brandimarte ciò che ne sapea,
     E tutte aponto le cose passate,
     E come al lago ritornar volea
     Per Zilïante trar de aversitate,
     Qual l’altra fiata giù lasciato avea,
     E poi, per cambio di quel bel garzone,
     Trar Brandimarte fuor de la pregione.

17 De ciò la dama assai se contentava,
     E smontò il palafreno alla rivera;
     Standosi ingenocchione il cel guardava,
     Divotamente a Dio facea preghiera
     Che la ventura che il conte pigliava
     Se ritrâsse in bon fine e tutta intiera;
     E già alla porta Orlando era arivato:
     Ben la sapea, chè prima anco vi è stato.

18 Nascosa era la porta dentro a un sasso,
     Di fuor tutta coperta a verde spine;
     Discese Orlando giù, callando al basso,
     Sin che fu gionto della scala al fine;
     Poi caminò da un miglio passo passo
     Sopra del suol de pietre marmorine,
     E gionse nella piazza del tesoro,
     Ove è il re fabricato a zoie ed oro.

6. T., MI. e P. denidri. — 18. P. K, tmonto. - 22. MI. e Mr. Se tmutif :

P. Se trnttte. — 00. T., MI. e Mr. de tuoi.