Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/217

[St. 39-42] libro ii. canto xii 207

39 Il re ne viene a lui piacevolmente,
     E dimandò chi fosse Astolfo e donde;
     Turbosse Brandimarte ne la mente,
     E, pur pensando, al re nulla risponde,
     Perchè cognosce ben palesemente
     Che, come è giorno, indarno se nasconde,
     Onde sua vita tien strutta e diserta,
     Poi che la cosa al tutto è discoperta.

40 Al fin, per più non far di sè sospetto,
     Disse: - Io pensava e penso tuttavia
     S’io cognosco l’Astolfo de che hai detto,
     Nè me ritorna a mente, in fede mia,
     Se non ch’io vidi già in Francia un valletto,
     Qual pur mi par che cotal nome avia;
     Stavasi in corte per paccio palese,
     E nomato era il gioculare Anglese.

41 Grande era e biondo e di gentile aspetto,
     Con bianca faccia e guardatura bruna;
     Ma egli avea nel cervello un gran diffetto,
     Perchè d’ognior che scemava la luna,
     Divenia rabbïoso e maledetto,
     E più non cognoscea persona alcuna,
     Nè alor sapea festar, nè menar gioco:
     Ciascun fuggia da lui come dal foco. -

42 - Lui proprio è questo, - disse Manodante
     - De sue piacevolezze io voglio odire. -
     Così dicendo via mandava un fante,
     Che lo facesse alor quindi venire.
     Questo, giognendo ad Astolfo davante,
     Incontinenti gli cominciò a dire
     Sì come il re l’avrebbe molto caro,
     Poi che egli era buffone e giocularo,