[St. 7-10] |
libro ii. canto xii |
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Alla donzella fece dar Grifone,
Sì come a lei promesso avea davante,
Ma lui non volse uscir mai de prigione,
Se seco non lasciava anco Aquilante;
E fu lasciato a tal condizïone,
Che loro et Origilla in quello istante
Si dipartin dal regno alora alora,
Senza più fare in quel loco dimora.1
Così lor se partirno a notte oscura:
Ancor vi contarò del suo vïaggio.
Or torno a Manodante, che ha gran cura
D’aver quel cavallier senza dannaggio,2
Perchè di sua prodezza avea paura;
Onde fece ordinare un beveraggio,
Che dato a l’omo subito adormenta
Sì come morto, e par che nulla senta.
A quei baron, che non avean sospetto,
Fu meschiato nel vino a bere a cena,
E poi la notte fôr presi nel letto
E via condotti, nè il sentirno a pena;
Però che ’l beveraggio che io vi ho detto,
Sì gli avea tolto del sentir la lena,
Che fôr portati per piedi e per mane,
Nè mai svegliarno insino alla dimane.
Quando se avidder poi quella matina
In un fondo di torre esser legati,
Ben se avisarno che quella fantina
Li avea traditi, essendosi fidati.
— O re del celo, o Vergine regina,
Diceva il conte — non me abandonati!
Chiamando tutti e’ Santi ch’egli adora,
Quanti n’ha il celo e poi degli altri ancora.
- ↑ Mr. uscir di p.; P. uscir de la.
- ↑ Ml. quei.