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orlando innamorato |
[St. 3-6] |
Poi che quella arte degna et onorata
Al nostro tempo è gionta tra villani;
Nè l’opra più de amore anco è lodata,
Poscia che in tanti affanni e pensier vani,
Senza aver de diletto una giornata,
Si pasce di bel viso e guardi umani,1
Come sa dir chi n’ha fatto la prova,
Poca fermezza in donna se ritrova.
Deh! non guardate, damigelle, al sdegno,
Che altrui fa ragionar come gli piace;
Non son tutte le dame poste a un segno,
Però che una è leal, l’altra fallace;
Et io, per quella che ha il mio core in pegno,
Cheggio mercede a tutte l’altre e pace;
E ciò che sopra ne’ miei versi dico,
Per quelle intendo sol dal tempo antico:
Come Origilla, quella traditrice,
Qual per aver Grifone in sua balìa
(Chè il cor gli ardea d’amor ne la radice),
A Manodante andò, la dama ria;
E ciò che Orlando a lei secreto dice
Per trar fuor quei baron de pregionia,
E le cose ordinate tutte quante,
Lei le rivela e dice a Manodante.
Quando il re intese che quivi era Orlando,2
Nella sua vita mai fu più contento.
Se stesso per letizia dimenando,
Già parli avere il figlio a suo talento;
Ma poi nella sua mente anco pensando
Del cavallier la forza e lo ardimento,
Comprende bene e già veder gli pare
Che nel pigliarlo assai serà che fare.
- ↑ Ml. e P. di; Mr. de.
- ↑ Mr. qui vi; P. qui era.