[St. 51-54] |
libro ii. canto xi |
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Ma sino ad or non gli è venuto fatto,
Benchè ha pigliate già gente cotante,
Che io non potrei contarle a verun patto.1
Fovi preso un Grifone e uno Aquilante,
Et uno Astolfo a quel laccio fu tratto,
E fu preso un Ranaldo poco avante,
E seco un altro giovane garzone;
Se ben ramento, egli ha nome Dudone.
L’altra gente ch’è presa, è molta troppa,2
Nè mi basta a contarli lo argumento;
Tutti son scritti là sotto la poppa,
E legger vi si pôn, chi n’ha talento.
Ma tante foglie non lascia una pioppa
Là nel novembre, quando soffia il vento,
Quanti ènno e’ cavallier che quel gigante
Fatto ha condur pregioni a Manodante.
Mentre che quel paron così parlava,
Orlando dentro se turbò nel core,
Perchè color che costui nominava
Della Cristianitate erano il fiore,
Et egli ad uno ad un tutti gli amava,
Et avea di sua presa gran dolore;
E destinò tra sè quel franco sire
De trargli di prigione, o de morire.
E poi che quel paron si stette queto,
Che alcun di lor più non stava ascoltare,3
Parlò con Brandimarte di secreto,
A lui dicendo ciò che voglia fare;
Poi mostrandosi il conte in volto lieto,
Prega il paron che lo voglia portare
Avanti al re, però che al suo comando
Gli dava il cor de appresentargli Orlando.
- ↑ T. e Ml. cantarle in.
- ↑ Ml. molto.
- ↑ Ml. e P. Finito il poco grato rogionare.