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194 orlando innamorato [St. 47-50]

         Però che per duo figli il re meschino
     È stato e stanne ancora in gran dolore;
     Il primo fu involato piccolino1
     Da un suo schiavo malvaggio e traditore.
     Io viddi il schiavo, e nomase Bardino,2
     Picchiato in faccia e rosso di colore,
     Coi denti radi e col naso schiazato:
     Portò il fanciullo, e mai non è tornato.

         A l’altro giovanetto ene incontrata,
     Come odireti, una sventura strana,
     Perchè pregione è fatto de una fata.
     Non scio se odesti mai nomar Morgana;
     Quella del giovanetto è inamorata,
     Quale ha beltate angelica e soprana,
     Per ciò l’ha chiuso in un loco profondo:
     Di fuor per forza nol trarebbe il mondo.

         Ma lei fatto have al re promissïone
     Lasciare il giovanetto salvo e sano,
     Se un cavallier gli può donar pregione,
     Che Orlando è nominato, il Cristïano;
     Però che un’opra de incantazione,
     Fabricata in un corno troppo istrano,
     Che serebbe a contar molta lunghezza,
     Disfece il cavallier per sua prodezza.

         Onde lo vol pregione a ogni partito
     La fata, e ben lo avrà, s’io non me inganno;
     Ma, perchè egli è feroce e tanto ardito,
     Se avrebbe nel pigliarlo molto affanno;
     Per ciò quel Balisardo che è perito3
     (Così se n’abbi in sua malora il danno),
     Presente il nostro re se dètte il vanto
     De dargli Orlando preso per incanto.

  1. T. e Ml. imbolato.
  2. P. Vidi io lo schiavo e nomossi.
  3. Ml. partito.