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orlando innamorato |
[St. 31-34] |
Così ricominciò nuova tenzone,
Nè l’un da l’altro poco s’allontana.1
Orlando gionse un colpo nel forcone,
E tutto lo tagliò con Durindana.
Or ben se avidde il perfido giottone
Che non gli può giovar quella arte vana,
Onde si volta e fugge verso il mare;
Battendo l’ale par che aggia a volare.
Orlando il segue, et ègli ancor ben presso,
Perchè a seguirlo ogni sua forza aguzza;
E Balisardo se afrettava anco esso:
Trista sua vita se ponto scapuzza!
La coda alciava per la strata spesso,
Lasciando vento e foco con gran puzza;
Soffia per tutto, tal spavento il tocca,
La lingua più d’un palmo ha fuor di bocca.
Brandimarte ancor lui dietro si andava,
Sol per veder di questa cosa il fine.
L’un dopo l’altro correndo arivava
Sopra al bel porto; e tra l’onde marine2
Presso la ripa la nave si stava,
Che l’altre gente avea fatte tapine.
Sopra di quella Balisardo passa,
E il conte apresso, che giammai nol lassa.
Il negromante, che è di mala mena,
D’un salto sopra il laccio fu passato,
Ma il conte trabuccò ne la catena,
E tutto intorno fu presto legato;
Nè fu disteso in su la prora apena,
Che e marinari uscirno ad ogni lato.
Tutti cridano insieme col parone:3
Sta saldo, cavallier, tu sei pregione.
- ↑ T., Ml. e Mr. pocho.
- ↑ P. il.
- ↑ Ml. cridando; P. gridando.