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184 orlando innamorato [St. 7-10]

         Egli era bello e tutto lavorato
     D’oro e de perle e de diamanti intorno:
     Ben si serebbe il ladro disperato,
     Se avuto non avesse il brando adorno.
     Subitamente lo trasse da lato;1
     Mai non se vidde al mondo maggior scorno,
     Chè ’l ladro passa e crida al conte: Ascolta,
     Io torno per il corno a l’altra volta.

         Del brando non se avidde alora il conte,
     Ma alla minaccia sol del corno attese.
     Quel corno de cui parlo, fu de Almonte,
     Che il trasse a uno elefante in suo paese,
     Poi lo perse morendo in Aspramonte
     (Sì come io credo che vi sia palese),
     Allor che Brigliadoro e Durindana
     Acquistò Orlando sopra alla fontana.

         Come la vita il conte l’avea caro,
     Però lo prese prestamente in mano;
     Ma non valse a tenerlo alcun riparo,
     Tanto è malvaggio quel ladro Africano.
     E ben che aponto io non sappia dir chiaro
     Come passasse il fatto in su quel piano,
     Pur vi concludo senza diceria
     Che ’l ladro tolse il corno e fuggì via.2

         Benchè Marfisa l’ha sempre seguito,
     Lui ne va via col corno e con la spata.
     Quivi rimase il conte sbigotito,
     Nè scia come la cosa sia passata.
     Già de sua vista è quel ladro partito,
     Con Marfisa alle spalle tutta fiata;
     Nè lui, nè Brandimarte ormai lo vede,
     Nè lo posson seguir, chè sono a piede.

  1. Mr. e P. se trasse.
  2. Ml. fuggie.