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orlando innamorato |
[St. 7-10] |
Egli era bello e tutto lavorato
D’oro e de perle e de diamanti intorno:
Ben si serebbe il ladro disperato,
Se avuto non avesse il brando adorno.
Subitamente lo trasse da lato;1
Mai non se vidde al mondo maggior scorno,
Chè ’l ladro passa e crida al conte: Ascolta,
Io torno per il corno a l’altra volta.
Del brando non se avidde alora il conte,
Ma alla minaccia sol del corno attese.
Quel corno de cui parlo, fu de Almonte,
Che il trasse a uno elefante in suo paese,
Poi lo perse morendo in Aspramonte
(Sì come io credo che vi sia palese),
Allor che Brigliadoro e Durindana
Acquistò Orlando sopra alla fontana.
Come la vita il conte l’avea caro,
Però lo prese prestamente in mano;
Ma non valse a tenerlo alcun riparo,
Tanto è malvaggio quel ladro Africano.
E ben che aponto io non sappia dir chiaro
Come passasse il fatto in su quel piano,
Pur vi concludo senza diceria
Che ’l ladro tolse il corno e fuggì via.2
Benchè Marfisa l’ha sempre seguito,
Lui ne va via col corno e con la spata.
Quivi rimase il conte sbigotito,
Nè scia come la cosa sia passata.
Già de sua vista è quel ladro partito,
Con Marfisa alle spalle tutta fiata;
Nè lui, nè Brandimarte ormai lo vede,
Nè lo posson seguir, chè sono a piede.
- ↑ Mr. e P. se trasse.
- ↑ Ml. fuggie.