[St. 3-6] |
libro ii. canto xi |
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E lei, che a meraviglia era superba,
Sì come già più volte aveti inteso,
L’avea seguito in quel gran prato de erba
Già da sei giorni, et anco non l’ha preso;
Onde di sdegno la donzella acerba
Se consumava ne l’animo acceso,
Poi che con tante beffe e tanto scorno
Li agira il capo quel giottone intorno.
Perchè, fuggendo e mostrando paura,
Gli stava avanti e non si dilungava;
Et or, voltando per quella pianura,
Spesso alle spalle ancor se gli trovava;
E per mostrar di lei più poca cura,
La giuppa sopra al capo rivoltava,1
E poi se alciava (intenditime bene)
Mostrando il nudo sotto dalle rene.2
Il conte Orlando, che stava da parte
E cognosciuta avea prima Marfisa,
Mirando l’atto, et esso e Brandimarte
Di quel giottone insieme fier’ gran risa;
Ma la regina per forza o per arte
Pigliar pur vôl Brunello ad ogni guisa,
Per far de tanti oltraggi alfin vendetta:
E lui fuggendo sembra una saetta.
Fuggeva, spesso il capo rivoltando,3
E truffava di lengua e delle ciglia.
Nel passar di traverso vidde Orlando,
E di torli qualcosa se assotiglia.
L’occhio gli corse incontinenti al brando,
Che fu già fatto con tal meraviglia
Da Falerina de Orgagna al giardino:
Brando nel mondo mai fu tanto fino.
- ↑ Ml. e Mr. al. — T. e Ml. rivoltava.
- ↑ P. de le.
- ↑ Ml. e P. Fuggiva.