Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
[St. 59-62] | libro ii. canto x | 181 |
Lui ben serìa scampato de legiero,
Che a gran fatica pur l’avria veduto,
Però che egli era sopra quel destriero
Che un altro non fu mai cotanto arguto;
Nè credo che a contarvi sia mestiero,
Come l’avesse l’Africano avuto:
Alor che ad Albracà se fu condotto,
A Sacripante lo involò di sotto.
Or, come io dico, sempre intorno giva,
Beffando con più scherni la regina;
E lei di mal talento lo seguiva,
Perchè pigliarlo al tutto se destina.
Trista sua vita se adosso gli ariva!
Chè lo fraccasserà con tal ruina,
Che il capo, il collo, il petto e la corata
Tutte fian peste sol de una guanzata.
A questa cosa sopragionse Orlando,
Come io vi dissi, insieme e Brandimarte,
E l’uno e l’altro alquanto remirando,
Senza fare altro, se tirarno in parte.1
Or, bei segnori, a voi mi racomando,
Compìto ha questo canto le sue carte,
Et io per veritate aggio compreso
Che il troppo lungo dir sempre è ripreso.
- ↑ Ml. e Mr. se tirano; P. si trasser.