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orlando innamorato |
[St. 55-58] |
Però che mi conviene ora tornare
Al conte Orlando, qual, come io contai,
Volse questi compagni abandonare,
Sol per colei che gli dona tal guai,
Che giorni e notte nol lascia posare;1
E quel pensier non l’abandona mai,
Ma sempre a rivederla lo retira:
Sol di lei pensa e sol per lei sospira.
Con Brandimarte il franco paladino
A rivedere Angelica tornava,
E per contar che strutto avea il giardino,
Et esser presto, se altro comandava.
Al terzo giorno di questo camino,
Che ’l sole a ponto alora si levava,
Trovarno a lato un fiume una pianura2
Tutta di prato e di bella verdura.
Stative queti, se voleti odire
De’ duo che ritrovarno in questo loco,
Che l’un sapea cacciar, l’altro fuggire:
A riguardarli mai non fu tal gioco.
Or chi fosser costoro io vo’ dire,
Se ve amentati della istoria un poco,
Quando a Marfisa quel ladro africano
Tolse, Brunello, il bon brando di mano.
E lei seguìto l’ha sino a quel giorno,
E de impiccarlo sempre lo minaccia.
Lui la beffava ogniora con gran scorno,
E cento fiche gli avea fatto in faccia.
A suo diletto la menava intorno,
Già sei giornate gli ha dato la caccia;
Esso, per darle più battaglia e pena,
Sol per gabbarla dietro se la mena.3
- ↑ P. giorno.
- ↑ P. lato a.
- ↑ P. dietro sè.