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180 orlando innamorato [St. 55-58]

         Però che mi conviene ora tornare
     Al conte Orlando, qual, come io contai,
     Volse questi compagni abandonare,
     Sol per colei che gli dona tal guai,
     Che giorni e notte nol lascia posare;1
     E quel pensier non l’abandona mai,
     Ma sempre a rivederla lo retira:
     Sol di lei pensa e sol per lei sospira.

         Con Brandimarte il franco paladino
     A rivedere Angelica tornava,
     E per contar che strutto avea il giardino,
     Et esser presto, se altro comandava.
     Al terzo giorno di questo camino,
     Che ’l sole a ponto alora si levava,
     Trovarno a lato un fiume una pianura2
     Tutta di prato e di bella verdura.

         Stative queti, se voleti odire
     De’ duo che ritrovarno in questo loco,
     Che l’un sapea cacciar, l’altro fuggire:
     A riguardarli mai non fu tal gioco.
     Or chi fosser costoro io vo’ dire,
     Se ve amentati della istoria un poco,
     Quando a Marfisa quel ladro africano
     Tolse, Brunello, il bon brando di mano.

         E lei seguìto l’ha sino a quel giorno,
     E de impiccarlo sempre lo minaccia.
     Lui la beffava ogniora con gran scorno,
     E cento fiche gli avea fatto in faccia.
     A suo diletto la menava intorno,
     Già sei giornate gli ha dato la caccia;
     Esso, per darle più battaglia e pena,
     Sol per gabbarla dietro se la mena.3

  1. P. giorno.
  2. P. lato a.
  3. P. dietro sè.