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orlando innamorato |
[St. 39-42] |
Ma, poi che indarno assai fu riprovato,1
Nè carco puote uscir di quella tomba,
Trasse la sedia contra di quel fiato,
Che dalla porta a gran furia rimbomba.
La sedia d’ôr, di cui sopra ho parlato,
Sembrava un sasso uscito de una fromba,
Benchè è seicento libbre, o poco manco:
Cotanta forza avea quel baron franco.
Trasse la sedia, come io ve ragiono,
Credendola gettar del porton fore,
Ma il vento furïoso in abandono
La spense adietro con molto rumore.2
Gli altri a Ranaldo tutti intorno sono,
E ciascadun lo prega per suo amore
Ch’egli esca for con essi di pregione,
Lasciando l’oro e quella fatasone.
Sì che alla fine abandonò la impresa,3
E con questi altri de la porta usciva.
Era la strata un gran miglio distesa,
Sin che alla scala del petron se ariva,
Et è trea miglia la malvaggia ascesa.
Sempre montando per la pietra viva,
E con gran pena, uscirno al cel sereno,
In mezo a un prato de cipressi pieno.
Ciascun cognobbe incontinente il prato
E gli cipressi e ’l ponte e la riviera
Ove stava Aridano il disperato;
Ma quivi nel presente più non era,
Anzi è nel fondo, de un colpo tagliato
Da cima al capo insino alla ventrera,
E più non tornarà suso in eterno:
Là giuso è il corpo, e l’anima allo inferno.
- ↑ T. e Mr. rimprovato.
- ↑ Ml. e Mr. adetro.
- ↑ Mr. al fine; Ml. al fin.