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orlando innamorato |
[St. 23-26] |
Rispose il conte ad essa: Io te prometto,1
Se mi doni la chiave in mia balìa,
Qua teco restarà quel giovanetto,
Poi che averlo il tuo cor tanto desia;
Ma non te vo’ lasciar, chè aggio sospetto
De ritornare a quella mala via2
Ove io son stato; e però, se ’l te piace,
Dammi la chiave, e lasciarotti in pace.
Avea Morgana aperto il vestimento
Dal dextro lato e dal sinistro ancora,
Onde la chiave, che è tutta d’argento,
Trasse di sotto a quel senza dimora,
E disse: Cavallier de alto ardimento,
Vanne alla porta e sì aconcio lavora,3
Che non se rompa quella serratura,
Chè caderesti nella tomba oscura,4
E teco insieme tutti e cavallieri,
Sì che seresti in eterno perduto,
Chè trarti quindi non serìa mestieri,
Nè l’arte mia varrebbe, on altro aiuto.5
Per questo intrato è il conte in gran pensieri,
Da poi che per ragione avea veduto
Che mal se trova alcun sotto la luna,
Che adopri ben la chiave di Fortuna.
Tenendo al zuffo tuttavia Morgana,
Verso al giardino al fin se fu invïato,
E, traversando la campagna piana,
A quella porta fu presto arivato.6
Con poco impaccio la serraglia strana
Aperse, come piacque a Dio beato,
Perchè qualunche ha seco la Ventura,
Volta la chiave a ponto per misura.
- ↑ P. a lei.
- ↑ Ml. De ritornar per; P. De non tornar per.
- ↑ P. sì destro.
- ↑ P. Perchè cadresti nella.
- ↑ P. nè altro.
- ↑ P. A l’alta porta fu tosto.