[St. 23-26] |
libro ii. canto viii |
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Il conte avea de ciò gran meraviglia,
Fra sè dicendo: Or che voglio aspettare?
Se il fiume fusse largo diece miglia,
In ogni modo voglio oltra passare.
Al fin delle parole un salto piglia:
Vero è che indietro alquanto ebbe a tornare
A prender corso; e, come avesse piume,
D’un salto armato andò di là dal fiume.
Come fu gionto alla ripa nel prato,
Ove Morgana ha posto il gran tesoro,
A sè davante vidde edificato1
Un re con molta gente a concistoro.
Ciascun sta in piede, et esso era assettato;
Tutte le membre avean formato d’oro,2
Ma sopra eran coperti tutti quanti
Di perle, de robini e de diamanti.
Parea quel re da tutti riverito;
Avanti avea la mensa apparecchiata
Con più vivande, a mostra di convito,
Ma ciascadun di smalto è fabricata.
Sopra al suo capo avea un brando forbito,
Che morte li minaccia tutta fiata;
Et al sinistro fianco, a men d’un varco,
Un che avea posto la saetta a l’arco.
Avea da lato un altro suo germano,
Che lo rasomigliava di figura,
E tenea un breve scritto nella mano.
Così diceva a ponto la scrittura:
Stato e ricchezza e tutto il mondo è vano
Qual se possede con tanta paura;
Nè la possanza giova, nè il diletto,
Quando se tiene o prende con sospetto.’
- ↑ T. edifficato.
- ↑ P. formate.