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[St. 23-26] libro ii. canto viii 139

         Il conte avea de ciò gran meraviglia,
     Fra sè dicendo: Or che voglio aspettare?
     Se il fiume fusse largo diece miglia,
     In ogni modo voglio oltra passare.
     Al fin delle parole un salto piglia:
     Vero è che indietro alquanto ebbe a tornare
     A prender corso; e, come avesse piume,
     D’un salto armato andò di là dal fiume.

         Come fu gionto alla ripa nel prato,
     Ove Morgana ha posto il gran tesoro,
     A sè davante vidde edificato1
     Un re con molta gente a concistoro.
     Ciascun sta in piede, et esso era assettato;
     Tutte le membre avean formato d’oro,2
     Ma sopra eran coperti tutti quanti
     Di perle, de robini e de diamanti.

         Parea quel re da tutti riverito;
     Avanti avea la mensa apparecchiata
     Con più vivande, a mostra di convito,
     Ma ciascadun di smalto è fabricata.
     Sopra al suo capo avea un brando forbito,
     Che morte li minaccia tutta fiata;
     Et al sinistro fianco, a men d’un varco,
     Un che avea posto la saetta a l’arco.

         Avea da lato un altro suo germano,
     Che lo rasomigliava di figura,
     E tenea un breve scritto nella mano.
     Così diceva a ponto la scrittura:
     Stato e ricchezza e tutto il mondo è vano
     Qual se possede con tanta paura;
     Nè la possanza giova, nè il diletto,
     Quando se tiene o prende con sospetto.’

  1. T. edifficato.
  2. P. formate.