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orlando innamorato |
[St. 11-14] |
Benchè gran colpi menasse Aridano,
Non avea ponto Orlando danneggiato,
E giva sempre il suo bastone invano.
Ma il conte, che è di guerra amaestrato,
Menava bene il gioco d’altra mano,
E già l’aveva in tre parte impiagato,
Nel ventre, nella testa, nel gallone:1
Fuora uscia il sangue a grande effusïone.
E, per non vi tenire a notte scura,
L’ultimo colpo che Orlando li dona,
Tutto lo parte, insino alla centura,
Onde la vita e il spirto lo abandona,
E cadde morto sopra a la pianura.
Quivi d’intorno non era persona;
Altro che il monte e il sasso non appare,
Pur guarda il conte e non scia che si fare.
La bianca ripa che girava intorno,
Non lasciava salire al monticello,
Quale era verde e de arboscelli adorno,
Tutto fiorito a meraviglia e bello.
E dalla parte ove apparisce il giorno,
Era tagliata a punta di scarpello
Una porta patente, alta e reale:
Più mai ne vidde il mondo un’altra tale.
Guardando, come ho detto, intorno Orlando
Scòrse nel sasso la porta tagliata,
E verso quella, a piede caminando,
Vien prestamente e gionse su l’intrata;2
E de ogni lato quella remirando,
Vide una istoria in quella lavorata
Tutta di pietre precïose e d’oro,
Con perle e smalti di sotil lavoro.
- ↑ P. testa e.
- ↑ P. gionse in su.