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4 orlando innamorato [St. 3-6]

         Et io cantando torno alla memoria
     Delle prodezze de’ tempi passati,
     E contarovi la più bella istoria
     (Se con quïete attenti me ascoltati)
     Che fusse mai nel mondo, e di più gloria,
     Dove odireti e’ degni atti e pregiati
     De’ cavallier antiqui, e le contese
     Che fece Orlando alor che amore il prese.

         Voi odireti la inclita prodezza
     E le virtuti de un cor pellegrino,1
     L’infinita possanza e la bellezza
     Che ebbe Rugiero, il terzo paladino;
     E benchè la sua fama e grande altezza
     Fu divulgata per ogni confino,
     Pur gli fece fortuna extremo torto,
     Chè fu ad inganno il giovanetto morto.

         Nel libro de Turpino io trovo scritto
     Come Alexandro, il re di gran possanza,
     Poi che ebbe il mondo tutto quanto afflitto
     E visto il mare e il cel per sua arroganza,
     Fu d’amor preso nel regno de Egitto
     De una donzella, et ebbela per manza;
     E per amor che egli ebbe a sua beltade,
     Sopra il mar fece una ricca citade.

         E dal suo nome la fece chiamare,
     Dico Alexandria, et ancor si ritrova;
     Dapoi lui volse in Babilonia andare,
     Dove fu fatta la dolente prova,
     Che un suo fidato l’ebbe a velenare,
     Onde convien che ’l mondo si commova,
     E questo un pezzo e quello un altro piglia;
     Il mondo tutto a guerra se ascombiglia.

  1. P. virtù di un core.