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120 orlando innamorato [St. 15-18]

         Poi che ’l Pagano ha sì franca persona,1
     Che non trova riparo a sua possanza.
     Ecco scontrato ha Bovo de Dozona,
     E tutto feso l’ha fin a la panza.2
     Sua gente morto in terra lo abandona,
     E ciascadun che avea prima baldanza,
     Veggendo il colpo orrendo oltra al dovere,
     Volta le spalle e fugge a più potere.

         Ma sempre a loro è in mezo il pagan fiero:
     Tutti li occide senza alcun riguardo.
     Chi fugge a piede, e chi fugge a destriero,
     Ma nanti al Saracin ciascuno è tardo,
     Chè Rodamonte è sì presto e legiero,
     Che al corso avea più volte gionto un pardo.
     Non vi giova fuggire e non diffesa:
     Tutti li manda morti alla distesa.

         Come al decembre è il vento che s’invoglia,3
     Quando comincia prima la freddura:4
     L’arbor se sfronda e non vi riman foglia;
     Così van spessi e’ morti a la pianura.
     Ecco Americo, il duca di Savoglia,
     Ch’è rivoltato in sua mala ventura,
     E gionse a mezo il petto lo Africano,
     Roppe sua lancia, e fu quel colpo vano;5

         Chè a lui ferì il pagan sopra la testa,6
     E tutto il parte insin sotto al gallone.
     Or fugge ciascaduno e non se arresta;
     Mai non se vidde tal confusïone.
     Il duca Naimo una grossa asta arresta,
     E move la sua schiera il bon vecchione,
     E seco ha quattro figli, ogniom più fiero,
     Avino, Avorio, Ottone e Belengiero.

  1. P. 'l gigante.
  2. T. e Ml. nella panza.
  3. T. e Mr. omm. è; P. il dicembre il vento che sì annoglia.
  4. P. la prima.
  5. T. e Ml. Roppe.
  6. P. fere.