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114 orlando innamorato [St. 59-62]

         Trombe e tamburi a un tratto e cridi altieri
     Oditi fôrno intorno ad ogni lato;
     Re Desiderio e’ soi bon cavallieri
     Mena a roina il popol rinegato;
     A benchè e’ Saracin eran sì fieri
     Per la prodezza del suo re appregiato,
     Che, ancor che fusser de’ Lombardi meno,
     Perdiano a palmo a palmo il suo terreno.

         Ma in questo loco è la battaglia zanza,
     Dico a rispetto de l’altra vicina,
     Dove contra ai baron che eran di Franza,
     Combatte Rodamonte a gran roina.1
     Costui ben certo di prodezza avanza
     Quanta fôr mai di gente saracina;
     In guerra non fu mai tanto fraccasso,
     Però contar lo voglio a passo a passo.

         Il duca Naimo, che è saggio e prudente,
     Come vede e’ nemici alla pianura,
     Fermò sopra del monte la sua gente,
     E divisela in terzo per misura.
     La schiera che venìa primeramente,
     Fu Bradiamante, ch’è senza paura;
     La figliola de Amon, quella rubesta,
     Venìa spronando con la lancia a resta.

         E seco al paro il conte de Lorena,
     Ciò fu Ansuardo, de battaglia experto,
     Che giù callando gran tempesta mena,
     E ’l conte de Asti, quel franco Roberto.
     Questa è la prima schiera, che è ben piena:
     Sedeci millia e più son per il certo;
     Poi mosse la seconda con gran crido,
     Sotto il duca Americo e il duca Guido.

  1. Ml. e Mr. Rodam. con gran; P. Rod. con roina.