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106 orlando innamorato [St. 27-30]

         Trenta migliara avea de cavallieri,
     Et ha vinti migliara de pedoni;
     E tra lor cominciarno a far pensieri
     Qual terra ciascadun de quei baroni
     Tenesse al suo governo volentieri;
     Nè già vi fôr tra lor contenzïoni,
     Ma ciascun, come a Naimo fu in talento,
     Prese la guarda e rimase contento.

         Torniamo a Rodamonte, che nel mare
     Ha gran travaglia contra alla fortuna;1
     La notte è scura e lume non appare
     De alcuna stella, e manco della luna.
     Altro non se ode che legni spezzare
     L’un contra a l’altro per quella onda bruna,
     Con gran spaventi e con alto romore:
     Grandine e pioggia cade con furore.2

         Il mar se rompe insieme a gran ruina,
     E ’l vento più terribile e diverso3
     Cresce d’ognor e mai non se raffina,
     Come volesse il mondo aver somerso.
     Non sa che farsi la gente tapina,
     Ogni parone e marinaro è perso;
     Ciascuno è morto e non scia che si faccia:
     Sol Rodamonte è quel che al cel minaccia.

         Gli altri fan voti con molte preghiere,
     Ma lui minaccia al mondo e la natura,4
     E dice contra Dio parole altiere
     Da spaventare ogni anima sicura.
     Tre giorni con le notte tutte intiere
     Sterno abattuti in tal disaventura,
     Che non videro al cielo aria serena,
     Ma instabil vento e pioggia con gran pena.

  1. T. e Ml. Fa.
  2. P. bruna’; Con .... rumore,.
  3. T. Il; Ml. e Mr. El.
  4. P. il mondo.