[St. 23-26] |
libro ii. canto vi |
105 |
Per questo voglio che con sieco mena
Tutti quattro i suoi figli a quel riparo,
Et oltra a questi il conte de Lorena,
Dico Ansuardo, il mio paladin caro,
E Bradiamante, la dama serena,1
Chè di Ranaldo vi è poco divaro
Di ardire e forza a questa sua germana;
Così Dio sempre me la guardi sana!
Et Amerigo, duca di Savoglia,
E Guido il Borgognon vada in persona,
E la sua gesta seco si raccoglia,
Roberto de Asti e Bovo de Dozona.
Chi non obedirà, sia chi si voglia,
Serà posto ribello alla corona.
Ora, Naimo mio caro, intendi bene:
Tenire aperti gli occhi ti conviene.
In molte parte te convien guardare,
Per non essere accolto allo improviso,
Chè, stu li lasci a terra dismontare,
Non andarà la cosa più da riso.
Tien la vedetta per terra e per mare,
E fa che de ogni cosa io n’abbia aviso,
Ch’io starò sempre in campo proveduto
A dare, ove bisogni, presto aiuto.
Fu in cotal forma il consiglio fermato,
Sì come avea disposto Carlo Mano,
E ciascadun da lui tolse combiato,
Et andò il duca Amone a Montealbano,
Da molti bon guerreri accompagnato;
E il duca Naimo per monte e per piano,
Con pedoni e cavalli in quantitade,2
Gionse in Marsiglia dentro alla citade.
- ↑ T. e Ml. Braidamonte; Mr. bradiamonte.
- ↑ Ml. pedon e cavallieri; T. pedon cavallieri.