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orlando innamorato |
[St. 19-22] |
Poi che ebbe detto, chiama il duca Amone,
Et a lui disse: Poi che se ne è andato
Quel tuo figliol, che fu sempre un giottone,
Farai che Montealban sia ben guardato.
Manda tua gente fore a ogni cantone,
E fa che incontinente io sia avisato
Ciò che se faccia in terra et in marina
Per tutta Spagna, dove te confina.
Là son toi figli; ogniuno è bon guerrero,
Sì che non te bisogna una gran gente;
Se pure aiuto te farà mestiero,
Io commetto ad Ivone, il tuo parente,
E qui presente impono ad Angelero
Che ciascadun te sia tanto obediente
Come proprio seriano a mia persona,
Sotto a l’oltraggio di questa corona.
Così Guielmo, il sir de Rosiglione,1
Et a Riccardo, quel di Perpignano;2
Con tutte le sue gente e sue persone
Vengano ad aloggiare a Montealbano.
Di questo non si fece più sermone;
Lo imperator, rivolto a l’altra mano,
Disse: Segnori, or con più providenza
Convien guardarsi il mar verso Provenza.
Però voglio che il duca de Bavera
Di quella regïone abbia la impresa:
In mare, in terra tutta la rivera3
Contra questi Africani abbia diffesa.
Benchè sia cosa facile e leggiera
Vetare a’ Saracin la prima scesa,
La gran fatica fia de indovinare
Il loco a ponto ove abbino a smontare.
- ↑ Ml. e Mr. omm. a.
- ↑ Ml. Et Aricardo; T. Et Anicardo; Mr. Et a ricardo.
- ↑ P. mare e.