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104 orlando innamorato [St. 19-22]

         Poi che ebbe detto, chiama il duca Amone,
     Et a lui disse: Poi che se ne è andato
     Quel tuo figliol, che fu sempre un giottone,
     Farai che Montealban sia ben guardato.
     Manda tua gente fore a ogni cantone,
     E fa che incontinente io sia avisato
     Ciò che se faccia in terra et in marina
     Per tutta Spagna, dove te confina.

         Là son toi figli; ogniuno è bon guerrero,
     Sì che non te bisogna una gran gente;
     Se pure aiuto te farà mestiero,
     Io commetto ad Ivone, il tuo parente,
     E qui presente impono ad Angelero
     Che ciascadun te sia tanto obediente
     Come proprio seriano a mia persona,
     Sotto a l’oltraggio di questa corona.

         Così Guielmo, il sir de Rosiglione,1
     Et a Riccardo, quel di Perpignano;2
     Con tutte le sue gente e sue persone
     Vengano ad aloggiare a Montealbano.
Di questo non si fece più sermone;
     Lo imperator, rivolto a l’altra mano,
     Disse: Segnori, or con più providenza
     Convien guardarsi il mar verso Provenza.

         Però voglio che il duca de Bavera
     Di quella regïone abbia la impresa:
     In mare, in terra tutta la rivera3
     Contra questi Africani abbia diffesa.
     Benchè sia cosa facile e leggiera
     Vetare a’ Saracin la prima scesa,
     La gran fatica fia de indovinare
     Il loco a ponto ove abbino a smontare.

  1. Ml. e Mr. omm. a.
  2. Ml. Et Aricardo; T. Et Anicardo; Mr. Et a ricardo.
  3. P. mare e.